A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
In questi due articoli ci occuperemo della nota chiesa sita in piazza
San Materno, nel borgo denominato Casoretto. In particolare, in questo
numero troverete nozioni relative alla sua titolazione ed alla sua storia,
mentre nel prossimo ci occuperemo della sua notevole dotazione artistica.
La denominazione corretta della chiesa è "Santa Maria Bianca della
Misericordia - Abbazia di Casoretto". Già da questi termini si può dedurre
la sua importanza storica ed artistica. Iniziamo dal toponimo Casoretto:
esso si riferisce ad un modesto casale, citato già nel 1274.
In questo luogo, nel 1404, sorgeva una chiesetta che si trovava nei
possedimenti suburbani del nobile Pietro Tanzi. In quell'anno,
avendo provveduto al restauro dell'edificio sacro, il Tanzi aveva chiesto
al priore di Santa Maria della Frigionaia in Lucca l'invio di alcuni canonici
lateranensi che vi officiassero.
Lo stesso Tanzi, con testamento dell'agosto 1405, lasciò poi tutti i suoi
beni alla chiesetta, a condizione che questa dipendesse dalla Frigionaia e che
vi si trovassero stabilmente almeno sei canonici. Pare che tra i beni ci fosse
anche una villa, prospiciente la chiesa, sostituita intorno al 1930 dal
deposito ATM di via Leoncavallo, ma la notizia non è del tutto certa.
Il 27 agosto 1406 fu eletto il primo priore della congregazione dei
Canonici Regolari di Casoretto e negli anni seguenti si operò alla
sistemazione delle abitazioni dei religiosi.
La costruzione della chiesa iniziò invece qualche decennio più tardi; si
conservano infatti documenti riguardanti donazioni per la fabbrica della nuova
chiesa risalenti all'anno 1472 e al triennio 1477-1479.
L'edificio fu realizzato dai Solari; in particolare vi lavorò Guiniforte
(il progettista di Santa Maria delle Grazie, per inciso). Negli anni 1479-1480 si
lavorò alla decorazione di alcune cappelle, mentre il campanile fu ultimato
il 4 giugno 1490.
Torniamo ora alla titolazione: un ulteriore indizio sulla sua
significatività viene dal titolo di Abbazia, con il quale fu denominata nel
1566, dopo aver conosciuto, in piena età sforzesca, la massima fioritura:
alcune esenzioni fiscali ed una serie di generosi lasciti consentirono,
infatti, di costituirvi anche una cospicua biblioteca, e di mantenervi fino
ad una trentina di canonici, scelti in base a censo e cultura; qui, nel
Seicento, amava soggiornare anche San Carlo Borromeo.
Nel frattempo l'edificio era stato modificato, a partire dalla seconda
metà del Cinquecento, pare su disegni di Pellegrino Tibaldi.
Nel 1772, è più precisamente il 17 giugno di quell'anno, la soppressione
della canonica introdusse un periodo di degrado, durante il quale la chiesa
divenne succursale di Turro, per poi diventare chiesa parrocchiale all'inizio
del ventesimo secolo.
A livello architettonico, la facciata fu restaurata nel 1927
dall'architetto Annoni, che le restituì l'impianto quattrocentesco. Dopo vari
lavori di riparazione, nel 1943 l'architetto Zanchetta realizzò il nuovo
coretto a sinistra dell'altare maggiore, alterando così la planimetria
dell'edificio; seguirono altri restauri negli anni 1958-1960.
Concludiamo con l'ultimo elemento da considerare nella titolazione:
se la scelta di Santa Maria era legata alla donazione di Pietro Tanzi, perchè
la scelta della colorazione bianca? Perchè, nel medioevo, in quell'area
intorno a Milano, vennero edificate tre chiese dedicate a Santa Maria, ognuna
caratterizzata da un colore.
Oltre a quella di Casoretto, infatti, esistevano la chiesa di Santa Maria
Nera, detta di Loreto, dalle parti dell'odierno piazzale omonimo, e l'abbazia
di Crescenzago, intitolata a Santa Maria Rossa. La scelta del bianco pare
legata al colore della veste della Vergine nell'affresco che la ritrae
all'interno, e di cui, come degli altri soggetti artistici, parleremo nel
prossimo articolo.